Internet fa bene alle aziende e vale il 2% del Pil italiano


Internet e l’Italia, due realtà che fanno fatica a incontrarsi. Ma che insieme dimostrano di poter regalare successi e soddisfazioni: è il risultato di una ricerca intitolata “Fattore Internet” e condotta da Boston Consulting e Google, culminata in un rapporto che si divide tra luci e ombre.

Ne emerge subito che le aziende italiane che utilizzano la rete per promuovere la propria attività crescono in misura superiore rispetto a quelle che invece rimangono ancorate al modello “offline”, lontano dal web 2.0, dall’integrazione coi social network e dai più moderni sistemi pubblicitari e di comunicazione.

Ma proprio il modello di Pmi che torniamo a definire “offline” frenano l’apporto totale di Internet sul Pil italiano: l’influsso è del 2%, e se si pensa che in paesi come Gran Bretagna o Danimarca la percentuale supera il 7% c’è da pensare sulle potenzialità che la rete offre, sfruttate solo in minima parte in Italia.

Cosa funziona nel rapporto tra il Belpaese e Internet? Soprattutto – secondo il rapporto – l’utilizzo della rete mobile, attraverso smartphone e tablet: 15 milioni sono i modelli venduti nella nostra penisola, di cui 450mila utilizzano regolarmente il proprio dispositivo per acquistare online, dando ampio respiro a quelle aziende che si propongono con la formula dell’e-commerce.

Basta parlare di “Indice di intensità Internet” per vedere il nostro paese precipitare all’ultimo posto tra i paesi più sviluppati nel mondo, davanti alla sola Grecia. Tale indice tiene in considerazione elementi come:

  • diffusione della banda larga;
  • spese per acquisti e pubblicità online;
  • livello di attività delle imprese, delle istituzioni e dei consumatori che usano Internet.

Attualmente la spesa legata alla rete nel nostro paese ammonta a 55 miliardi di euro.

E le previsioni? Secondo Boston Consulting e Google, entro il 2015 Internet dovrebbe rappresentare fra il 3,3% e il 4,3% del Pil, cioè fra i 59 e i 77 miliardi di euro. Per ogni euro di crescita del Pil italiano da qui al 2015, dunque, in media 15 centesimi potranno essere riconducibili all’espansione dell’Internet economy.

Chiudiamo con uno sguardo alle Pmi. Perchè quelle attive, tra politiche di marketing e vendite sulla rete, e hanno registrato negli ultimi tre anni (quelli della crisi economica) una crescita media dei ricavi dell’1,2%.

Ma non basta dire “sono sul web” per poter vedere i propri guadagni crescere. E lo dimostrano ancora una volta i numeri: le aziende che hanno semplicemente un sito web statico hanno registrato un calo del volume di affari del 2,4% e quelle che non hanno nemmeno un sito si sono contratte del 4,5%.

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