Ieri si è aperto a Parigi il G8 incentrato su Internet – il secondo in totale, primo dopo la grande “rivoluzione” del web 2.0 –, voluto dal presidente francese Nikola Sarkozy e che vede in scena nella capitale i vertici di Stato mondiali, ma anche tutta una serie di grandi nomi del web.
Sarkozy punta, con questo incontro di livello globale, a raggiungere un accordo circa dei regolamenti comuni da applicare in rete, che vadano a toccare direttamente tematiche come privacy, copyright e diritti d’autore.
“Non voglio cercare di controllare la Rete, ma piuttosto aprire un dialogo proficuo tra governi e gli attori di Internet”, ha spiegato Sarkozy aprendo i lavori del G8 parigino, spiegando che “l’obiettivo di questo forum è far emergere le preoccupazioni di tutti”.
La posizione delle grandi aziende del web, però, non è allineata a quella né di Sarkozy, né dei capi di Stato in generale. E Google si mette a capo di questo “movimento” che tiene lontani i governi e gli enti pubblici dalla rete e dalle regolamentazioni come quelle chieste in occasione di questo G8.
“Prima di pensare a progetti di regolamentazione – commenta l’amministratore di Google, Eric Schmidt – chiediamo ai governi di studiare soluzioni tecnologiche per risolvere i problemi da un punto di vista globale. La miglior politica per un governo è dare la banda larga fissa e mobile a tutti i cittadini”.
Al pensiero di Google si è allineata Wikipedia con Jimmy Wales, il quale sostiene anche come la diffusione del web com’è inteso oggi – il web 2.0 – in Asia e Africa potrà cambiare gli equilibri globali nei prossimi anni.
Interessante anche la posizione di Rupert Murdoch, presidente di News Corporation, il quale ha sostenuto l’importanza di una rifondazione del sistema d’istruzione che metta il web al centro, come risorsa e non come perdita di tempo.