Privacy sul web: il “diritto di essere dimenticati”


Il titolo curioso arriva da Reuters, che parla appunto di “diritto ad essere dimenticati” per gli utenti, milioni di utenti, che giorno per giorno popolano il web, passando da Google e aggiornando il proprio profilo su Facebook o cinguettando su Twitter.

Ogni utente lascia traccia di sé sulla rete.

E proprio per questo la questione privacy ha da sempre rappresentato una nota dolente.

Ma la situazione potrebbe cambiare, almeno in Europa dove sembra si sia giunti alla stretta decisiva in materia. L’UE ha parlato già di sanzioni per quei social network e motori di ricerca che non saranno in grado di rispettare i principi contenuti all’interno della normativa sulla privacy.

Ma non finisce qui: le proposte che starebbero per arrivare da entrambe le sponde dell’Atlantico sembrano orientate verso un più attento monitoraggio di tutti quei dati raccolti dai portali su Internet nei confronti di cittadini europei, senza considerare la provenienza del portale.

Ecco perchè anche marchi statunitensi come Facebook e Google potrebbero doversi adeguare in breve tempo.

Ad annunciare le intenzioni dell’Unione Europea è Viviane Rending, Commissario Europeo per la Società dell’Informazione e i Media, che ha così suscitato gli entusiasmi di quanti, nel Vecchio Continente, predicano l’importanza della privacy ormai da tempo.

Negli USA, invece, il processo di controllo dei dati in possesso di motori di ricerca e social network sembra più lento, perchè gli Stati Uniti hanno da sempre scelto di far convivere protezione dei dati e richieste dell’imprenditoria.

Certo è che si sta cercando di inviduare una strada comune. Lo dimostrano le dichiarazioni di Fiona Alexander del Dipartimento del Commercio statunitense, rilasciate in occasione di un incontro a Bruxelles: “Penso che la nostra comprensione di base delle regole è molto simile”, ha detto.

I punti comuni sarebbero la salvaguardia della vita privata, e la richiesta ai browser di non tracciare i movimenti degli utenti. Perchè questo avvenga, secondo i funzionari europei e statunitensi, dovrebbe essere necessario il consenso dell’utente stesso.

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